martedì 10 ottobre 2017

L’estate fredda

L’estate fredda di cui narra Gianrico Carofiglio è quella del 1992, quella in cui furono assassinati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Nel libro si parla anche delle loro morti quando la notizia arriva agli inquirenti del giallo in questione, ma la vicenda del romanzo è ambientata in Puglia, non in Sicilia, all’interno di una mafia pugliese che anche se più “sgarruppata” della sua consorella isolana non per questo è meno deleteria.




Un bel romanzo, il cui pregio più rilevante è quello di aver dato vita a un protagonista, il maresciallo Pietro Fenoglio, dello stesso spessore dell’avvocato Guido Guerrieri. Un personaggio interessante, che Gianrico Carofiglio sicuramente approfondirà in divenire.
All’interno di una lotta tra bande nella criminalità pugliese accade un episodio tragico nel quale chi ne fa le spese è un bambino figlio di uno dei capi della criminalità organizzata. Del fatto viene incolpato uno dei luogotenenti del padre della vittima, che si riconverte nel ruolo del pentito collaboratore di giustizia e cerca di convincere gli inquirenti che lui non c’entra proprio nulla con la vicenda.
Come ormai di consueto nello stile di Carofiglio, la prima metà del romanzo è costituita dal resoconto di tutte le malefatte che Vito Lopez ha compiuto agli ordini di Don Grimaldi e che confessa alla polizia e al magistrato, il tutto redatto con lo stile formale tipico dell’atto giudiziario: domanda, risposta, domanda risposta. Dal momento che tutta la confessione dura parecchie pagine la cosa si fa un po’ noiosetta. Capisco come Carofiglio abbia voluto rendere anche il linguaggio tipico della magistratura (e c’è riuscito benissimo), e in fondo descrive bene molti meccanismi propri della malavita, ma avrebbe potuto impiegare un numero di pagine più congruo senza farla tanto lunga. Fortunatamente a circa metà libro l’autore cambia registro e iniziano le indagini vere e proprie per scoprire la verità sulla morte del bambino.
Il ritmo accelera e rende la lettura più piacevole: il maresciallo Fenoglio si troverà di fronte a una verità scomoda di quelle che ribadiscono come il concetto di onestà intellettuale e rettitudine abbia una gamma infinita di grigi, e dovrà decidere come comportarsi per restare tranquillo con la propria coscienza.
Come protagonista preferisco Guerrieri, ma in fondo anche questo Fenoglio non mi è sembrato male.
Il Lettore 

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