Porca miseria! Solo dopo
averlo terminato ho scoperto che questo romanzo fa parte di una trilogia, e non ho sottomano gli altri
due! Non avevo fatto minimamente caso alla parola “saga” in copertina,
altrimenti è molto probabile che non l’avrei nemmeno iniziato.
E il disappunto è perché il
libro mi è piaciuto, e anche se è
autoconclusivo — nel senso che non lascia con interrogativi irrisolti — la
vicenda di più ampio respiro si presta a molte prosecuzioni che fanno insorgere
curiosità che non potrò soddisfare, perlomeno a breve.
Un buon thriller, scritto
molto bene anche se Martin Rua si è
lasciato un po’ prendere la mano dal sensazionalismo
per poter vendere di più. A parte il fatto che ha chiamato in causa i
discendenti diretti di Nostradamus —
anch’essi dotati della preveggenza dell’avo —, ed è ricorso all’invenzione scontata di tre terribili assassini
svedesi affetti da porfiria (per
poter apparire più folli e feroci) e sotto l’influsso di droghe (in modo da essere insensibili e inarrestabili), che
torturano, stuprano, mutilano, uccidono e chi più ne ha ne metta, a parte il
sensazionalismo, dicevo, il romanzo si legge molto bene ed è pienamente
soddisfacente.
Un misterioso scrittore
pubblica, sotto lo pseudonimo di Luc Ravel,
i primi due volumi di una saga che riscuote un enorme successo, ma prima che la
conclusione della vicenda venga data alle stampe il suo agente letterario, l’unica
persona che abbia contatti con lo scrittore, viene barbaramente ucciso. Ovviamente
l’agente letterario è una bella donna e per di più ebrea, così può essere
tirato in ballo anche il terrorismo internazionale a matrice araba. Si scatena
così una corsa forsennata per cercare di scoprire l’identità dell’autore del
libro e di rintracciare il manoscritto inedito: i “cattivi” allo scopo di
distruggerlo perché potrebbe rivelare scomode verità politiche all’interno del
governo francese, i “buoni” per pubblicarlo e rendere di dominio pubblico
quelle verità, nonché per scoprire i responsabili dell’assassinio dell’agente
letterario.
Un buon lavoro. I personaggi
sono ben caratterizzati a partire dal primo responsabile delle indagini, il
commissario François Ozouf, un
poliziotto molto “reale” che con il proseguire del romanzo lascia il posto del
protagonista ad altre figure non meno bene delineate; la risoluzione è coerente
con le aspettative e la vicenda è interessante.
A parte i sensazionalismi,
dicevo. Da Avignone a Parigi, da Marsiglia a Venezia, dal 1500 ai giorni nostri
si sussegue un turbinìo di eventi in parte storici e in parte esoterici che
tirano in ballo, oltre a Michel de
Nostradamus, altre personalità leggendarie del calibro di Marsilio Ficino, per finire con lo
scavare nei meandri della politica francese attuale e nelle lotte al terrorismo
da parte dei servizi segreti, senza dimenticare di infilarci anche qualche
storia d’amore. Un po’ di tutto, insomma, tutti gli ingredienti giusti per
poter vendere.
La cosa positiva è che l’autore
è riuscito a scriverlo in modo che fosse un piacere leggerlo. Speriamo bene per
i seguiti (quando riuscirò a trovarli).
Il Lettore
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