mercoledì 4 gennaio 2017

L’incredibile cena dei fisici quantistici

La fisica quantistica è stata ipotizzata negli anni Venti del secolo scorso da alcuni degli scienziati di cui più tardi parlerò. Ne hanno formulato le equazioni, hanno spiegato come avrebbe dovuto funzionare (e il bello è che funziona!), e grazie ad essa è stato possibile realizzare un mucchio delle invenzioni che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni: il laser, i transistor,  internet, i computer superveloci, i telefoni cellulari, le onde gravitazionali eccetera eccetera.
Tutto grazie alla fisica quantistica. Il fatto è che da allora, e a distanza di un secolo, sulla fisica quantistica nessun’altro ci ha capito più un cazzo.




Tant’è vero che la stessa Gabriella Greison dice a pag. 148 di questo libro: “Negli anni successivi, fino ad oggi (il libro è stato pubblicato nel 2016, NdF), quel che si fa sulla fisica quantistica è solo discutere i due filoni di pensiero: quello legato alla teoria probabilistica della fisica quantistica di Niels Bohr, e quello più realista di Albert Einstein (…) visto che ancora oggi gli interrogativi non sono stati del tutto risolti.
Insomma, a parte coloro che l’hanno ideata e sviluppata, e nonostante questa teoria abbia permesso una caterva di invenzioni, dopo di loro nessun’altro ci ha capito più un’emerita minchia.
 In questo libro Gabriella Greison rievoca e descrive nei minimi particolari una cena, organizzata dai reali del Belgio, che ha avuto luogo a Bruxelles il 29 ottobre 1927 dopo lo svolgimento del Congresso Solvay al quale hanno partecipato i più eminenti fisici dell’epoca: alla cena erano presenti tra gli altri i già nominati Niels Bohr e Albert Einstein, oltre a Marie Curie, Max Born, Louis de Broglie e altri eminentissimi, con una concentrazione di Premi Nobel vicina alla saturazione. Pochissimi i fisici famosissimi non intervenuti, ma dei quali nel libro si parla lo stesso diffusamente: Werner Heisemberg (quello del principio di indeterminazione), Wolfgang Pauli (il  Lupo), Erwin Schrödinger (quello del paradosso del gatto), Enrico Fermi (il giovane italiano). Con loro c’erano il re e la regina del Belgio e qualche amico o conoscente ovviamente all’altezza del rango degli altri.
La Greison descrive l’inquadramento storico con particolare riguardo all’evoluzione della fisica in quel momento, fervente di incredibili innovazioni quali appunto i quanti e la relatività, quindi racconta della cena, delle portate, dei vini e delle peculiarità anche simpatiche di ogni commensale. Per ogni fisico ne tratteggia la biografia, le particolarità caratteriali, racconta della vivacità di Einstein, della serietà della Curie, del brio della regina Elisabetta, dell’ombrosità a senso unico di Bohr. Il momento culminante della cena si avrà quando un Bohr incontenibile ed estremamente concentrato coglierà l’occasione di approcciare Einstein in una pausa fumo (li avevano messi apposta ai lati opposti del tavolo allo scopo di non far sorgere screzi fra loro) per insistere sulla sua teoria probabilistica. In quell’occasione Bohr vincerà la competizione verbale, ma Einstein accetterà elegantemente la sconfitta e avrà modo di rifarsi negli anni successivi.
L’incredibile cena dei fisici quantistici è un libro che io ho trovato interessante e lo sarà di sicuro anche per altri, a patto che uno sia incuriosito dalla storia della fisica e dalla teoria dei quanti. Se non vi interessano queste due cose lasciatelo pure perdere, vi annoiereste a morte e non ci capireste un granché. Perché la Greison spiega le teorie scientifiche per filo e per segno analizzando pure le differenze di interpretazione tra un fisico e l’altro e la loro evoluzione nel tempo, e in realtà la cena in se stessa, al di là della storicità dell’evento mondano (e di qualche pettegolezzo ormai passato di moda), serve solo come contestualizzazione.
Questa cosa infatti non deve essere andata tanto giù nemmeno agli editors della Salani, vista la quantità di refusi o veri e propri errori che ci ho trovato. Più che altro complete omissioni del verbo nelle frasi. Soprattutto nei brani che spiegano una qualche teoria scientifica, ogni tanto manca inspiegabilmente il verbo in qualche frase, e questo lascia sospettare come gli stessi editors non sapessero minimamente dare un significato a ciò che stavano leggendo e di conseguenza non si accorgessero nemmeno se ci fosse bisogno di un verbo o meno.
Potenza della fisica!
Il Lettore 

Nessun commento:

Posta un commento