martedì 20 settembre 2016

Primavera silenziosa

Ogni tanto bisogna risalire alle origini. Per rendersi meglio conto di come sono nate le cose, i movimenti, le ideologie, per sfrondare un concetto da tutto ciò che ne è derivato e che, spesso, ha portato a modifiche di quel concetto tali da non potervi più riconoscere le intenzioni originarie.
Rachel Carson ha pubblicato questo libro nel 1962, probabilmente senza nemmeno immaginare, ma forse sperandolo, che sarebbe diventato un testo fondamentale sull’argomento e che avrebbe dato l’avvio al movimento ambientalista in tutto il mondo.
Peccato che sia morta subito dopo la pubblicazione e quindi non abbia potuto vederlo diventare un cult book osannato da una metà del mondo e demonizzato dall’altra metà.




Primavera silenziosa è stato uno dei libri più combattuti di sempre da parte di tutti coloro che dopo averlo letto hanno sentito intaccati i propri interessi economici. Le multinazionali della chimica si sono scagliate addosso al libro e all’autrice come prima avevano fatto solo nella campagna per la demonizzazione della cannabis che non le faceva guadagnare smerciando il loro petrolio. Come poi è successo a metà degli anni ‘70 ad Hans Ruesch e al suo Imperatrice nuda che denunciava l’inutilità della sperimentazione sugli animali, la sua crudeltà e gli interessi economici che continuavano ad alimentarla.
E solo perché la Carson aveva detto, in estrema sintesi, che avvelenando gli insetti per proteggere le coltivazioni si sarebbero avvelenati anche gli uccelli che degli insetti si cibano, fino a non sentire più il loro canto.
Fortunatamente in molti credettero alla Carson e si resero conto del pericolo: solo dieci anni dopo dalla pubblicazione si riuscì ad abolire l’uso del DDT, e da allora il movimento ecologista è in continua crescita e ha raggiunto per lo meno il risultato di sensibilizzare l’opinione di milioni di persone.
A parte i fanatismi: adesso sembra che se sopra una confezione di pere non ci sia scritto BIO, e cioè coltivate senza insetticidi, senza concimi chimici, parlando con esse quando sono ancora piccole e facendo loro qualche carezzina ogni tanto, non si possano  nemmeno prendere in considerazione per morsicarle. Magari anestetizzandole prima per non far provare loro dolore.
Ma lasciando perdere le battute, in cinquant’anni dalla pubblicazione del libro molte battaglie sono state vinte e molte altre sono in corso di svolgimento, e in genere sono sempre battaglie economiche, per non permettere a persone senza scrupoli di continuare ad arricchirsi sulla pelle di tutti e di tutto.
E allora ogni tanto è bene ricordarsi da dove è nato tutto ciò, rileggendo le frasi chiarissime della biologa statunitense, “Avremmo migliori probabilità di sopravvivere se ci adattassimo al nostro pianeta e lo valutassimo in modo più positivo, invece di considerarlo in modo così scettico e dittatoriale”, i dati di fatto e le prove riportati per convincere il lettore a trattare meglio la terra che calpesta.
Nel mio piccolo, per ogni pianta che ho abbattuto (per scaldarmi d’inverno, NdF) ne ho sempre piantate altre cinque o sei, nutro le mie piccole coltivazioni solo con naturalissima cacca di cavallo e ogni volta che le annaffio lascio che le zanzare mi massacrino.
Il Lettore ecosostenitore (e pieno di ponfi: ho appena annaffiato)

Nessun commento:

Posta un commento