Ogni tanto bisogna risalire
alle origini. Per rendersi meglio
conto di come sono nate le cose, i movimenti, le ideologie, per sfrondare un
concetto da tutto ciò che ne è derivato e che, spesso, ha portato a modifiche
di quel concetto tali da non potervi più riconoscere le intenzioni originarie.
Rachel
Carson ha pubblicato
questo libro nel 1962, probabilmente senza nemmeno immaginare, ma forse
sperandolo, che sarebbe diventato un testo fondamentale sull’argomento e che
avrebbe dato l’avvio al movimento
ambientalista in tutto il mondo.
Peccato che sia morta subito
dopo la pubblicazione e quindi non abbia potuto vederlo diventare un cult book osannato da una metà del mondo e demonizzato dall’altra metà.
Primavera
silenziosa è stato uno dei
libri più combattuti di sempre da
parte di tutti coloro che dopo averlo letto hanno sentito intaccati i propri
interessi economici. Le multinazionali
della chimica si sono scagliate addosso al libro e all’autrice come prima
avevano fatto solo nella campagna per la demonizzazione della cannabis che non le faceva guadagnare
smerciando il loro petrolio. Come poi è successo a metà degli anni ‘70 ad Hans Ruesch e al suo Imperatrice nuda che denunciava
l’inutilità della sperimentazione sugli animali, la sua crudeltà e gli
interessi economici che continuavano ad alimentarla.
E solo perché la Carson aveva
detto, in estrema sintesi, che avvelenando
gli insetti per proteggere le coltivazioni si sarebbero avvelenati anche gli
uccelli che degli insetti si cibano, fino a non sentire più il loro canto.
Fortunatamente in molti
credettero alla Carson e si resero conto del pericolo: solo dieci anni dopo dalla pubblicazione si
riuscì ad abolire l’uso del DDT, e
da allora il movimento ecologista è
in continua crescita e ha raggiunto per lo meno il risultato di sensibilizzare
l’opinione di milioni di persone.
A parte i fanatismi: adesso
sembra che se sopra una confezione di pere non ci sia scritto BIO, e cioè coltivate senza
insetticidi, senza concimi chimici, parlando con esse quando sono ancora
piccole e facendo loro qualche carezzina ogni tanto, non si possano nemmeno prendere in considerazione per
morsicarle. Magari anestetizzandole prima per non far provare loro dolore.
Ma lasciando perdere le
battute, in cinquant’anni dalla pubblicazione del libro molte battaglie sono state vinte e molte altre sono in corso di
svolgimento, e in genere sono sempre battaglie economiche, per non permettere a
persone senza scrupoli di continuare ad arricchirsi sulla pelle di tutti e di
tutto.
E allora ogni tanto è bene
ricordarsi da dove è nato tutto ciò, rileggendo le frasi chiarissime della
biologa statunitense, “Avremmo migliori
probabilità di sopravvivere se ci adattassimo al nostro pianeta e lo
valutassimo in modo più positivo, invece di considerarlo in modo così scettico
e dittatoriale”, i dati di fatto e le prove riportati per convincere il
lettore a trattare meglio la terra che calpesta.
Nel mio piccolo, per ogni
pianta che ho abbattuto (per scaldarmi d’inverno, NdF) ne ho sempre piantate
altre cinque o sei, nutro le mie piccole coltivazioni solo con naturalissima
cacca di cavallo e ogni volta che le annaffio lascio che le zanzare mi
massacrino.
Il Lettore ecosostenitore (e
pieno di ponfi: ho appena annaffiato)
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