martedì 6 settembre 2016

La salamandra

Morris Langlo West è stato uno scrittore australiano che ho amato molto, e questo La salamandra è stato quello che dei suoi romanzi ho letto per primo. La cosa che mi ha colpito da subito nel libro è che, da come la storia è narrata, sembra che a scriverla sia stato proprio un italiano, e non uno venuto dall’altra parte del mondo.




C’è da dire che West, australiano, ha vissuto parecchi anni in Italia, e da studioso di tematiche teologiche è stato molto vicino sia alla Chiesa che alla nostre cultura e politica, e in questo romanzo tratteggia proprio una situazione di fanta-politica italiana che poi non si discosta molto da quelli che sono stati fatti reali accaduti tra gli anni ’70 e gli ’80 dello scorso secolo.
Dante Alighieri Matucci è un colonnello dei carabinieri del servizio segreto dal nome proprio importante, che si trova a dover indagare sulla morte del conte Massimo Pantaleoni, un Generale di Stato Maggiore. Il conte sembra sia morto per cause naturali, ma un sospetto tira l’altro e il colonnello Matucci si trova invischiato in una serie di italianissimi intrighi politici che lo porteranno a viaggiare (fuggire) per buona parte dello stivale e a trovarsi impelagato in un vero e proprio tentativo di colpo di stato. Ogni analogia con i reali fatti di quell’epoca è puramente voluta.
Ma non crediate di trovarvi di fronte a un pancottone politico. Lo stile di West è squisito e il romanzo è agile e veloce, sicuramente merito della gavetta fatta dallo scrittore quando a inizi carriera aveva cominciato con lo scrivere romanzi d’avventura (la serie con McCreary) per poi passare ad opere più consistenti dal punto di vista dei contenuti.
E la politica non era il solo argomento che interessava lo scrittore. Molti dei suoi libri sono a carattere religioso e politico-religioso, come L’avvocato del diavolo col quale si è fatto conoscere in tutto il mondo all’inizio degli anni ’60, o come Nei panni di Pietro dal quale è stato tratto un film di discreto successo con protagonista un grande Anthony Quinn.
A me sono piaciuti molto anche quei suoi romanzi in cui porta in primo piano i sentimenti dell’uomo, sempre trattati con molta classe e serietà, in opere come Il Navigatore o Lupo rosso.
Uno scrittore rimasto sempre con un basso profilo ma i cui romanzi sono stati di alto valore. Tutto il contrario insomma di molti autori odierni che amano strombazzare il proprio nome a destra e sinistra, ma quanto a valore…
Il Lettore

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