Quando muore un essere umano in genere viene seppellito dai propri simili,
ma del cadavere di un animale che muore da solo in natura, chi se ne prende
cura? La natura stessa, direte con cognizione di causa ed è giusto, ma in questo
romanzo invece lo fa uno dei protagonisti, il signor Summers, la cui attività più importante è quella di scavare buche e
sistemarci dentro i corpi dei piccoli animali – in genere uccisi dalle
automobili ― che incontra nel suo girovagare per le campagne della Cornovaglia.
“Gli altri uomini li uccidono” dice lui stesso, “e io li seppellisco. Seppellisco topi e
criceti e uccelli e porcospini e rane e perfino chiocciole. (…) Naturalmente
non seppellisco davvero le chiocciole, ma raccolgo i loro resti dalla strada e
li lascio nell’erba alta o tra le ortiche. Fuori vista, capisci, ragazzo, fuori
vista”.
Bobby
Platt ha trentun anni ma
la mentalità di un bambino, per le conseguenze riportate a causa di un incidente
automobilistico di cui è rimasto vittima nella sua infanzia. I suoi genitori
sono morti e lui viene continuamente angariato dal patrigno ― il Ciccione ― che
vuole impossessarsi dei grandi magazzini che Bobby ha ricevuto in eredità dai
suoi. Non sopportando più la situazione Bobby riesce a scappare e incontra il
signor Summers, un misantropo scontroso che lo prende a cuore e con il quale
inizia uno strano rapporto.
Questo è un romanzo che sembra per ragazzi, il bambino che
racconta ― è narrato in prima persona da un adulto con la mentalità di un
ottenne ―, l’amore e la pietà per gli animali indifesi eccetera, ma in realtà ci
si accorge ben presto che per ragazzi non è: alla faccia dello stile ingenuo proprio
del protagonista ritardato la
vicenda assume ben presto una colorazione cupa in cui il noir prende il sopravvento e viene tirato fuori il lato più oscuro
di ogni persona. Nel suo candore, anche dello stesso Bobby.
Non vi dico altro perché il
romanzo merita ed è giusto che le
sorprese di cui è denso le scopriate da soli, altrimenti che gusto ci sarebbe?
Aggiungo solo che il testo è scritto benissimo, un continuo mostrare e non dire
lasciando spazio ai fatti, e l’ingannevole leggerezza dello stile si scontra
con i morti ammazzati che cominciano ad apparire fin da subito permeando
l’atmosfera con un sottile senso di angoscia. Veramente non male, e fa pure
venire voglia di leggere altre cose dello stesso autore. Che purtroppo è morto
nel 1969 a 35 anni subito dopo la pubblicazione di questo romanzo. Walker Hamilton era nato nel North
Lanarkshire, una piccola regione della Scozia, e ha scritto solo un altro
romanzo, dal titolo A dragon’s life,
il cui tema portante è la modernità che uccide i sentimenti, ma a quanto ne so
non mi risulta che sia stato tradotto in italiano.
Da Tutti quei piccoli animali è stato tratto nel 1998 il film omonimo
per la regia di Jeremy Thomas con Christian Bale nel ruolo di Bobby.
Il Lettore
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