sabato 23 gennaio 2016

Il libraio che imbrogliò l’Inghilterra

Chi non conosce Roald Dahl? Lo scrittore britannico di origini norvegesi è conosciuto in tutto il mondo soprattutto per le sue opere destinate a bambini e ragazzi. La maggior parte dei genitori avrà letto ai propri figli, prima o poi, una delle sue storie, e sicuramente ogni bambino avrà visto almeno uno dei film che sono stati tratti da esse.




E anche i “grandi” si saranno gustati i libri e i film. Chi è che non ha parteggiato per Matilda 6 mitica? O non si è sentito riempire la bocca di acquolina nella fabbrica di cioccolato di Willy Wonka? O non si è lasciato trasportare nel fantastico in compagnia del Grande Gigante Gentile?
Ma Dahl non ha scritto solo per bambini. Soprattutto nella sua produzione di racconti ve ne sono molti destinati agli adulti, come i due inseriti in questa raccolta, minimale ma godibile.
Non a caso sono stati uniti questi due racconti per farne una raccolta: entrambi parlano di libri in modo scanzonato e della catena che unisce chi scrive a chi poi compra la sua opera.
Il racconto che dà il titolo al libro, Il libraio che imbrogliò l’Inghilterra, è il migliore e racconta il sistema ingegnosissimo e plausibile inventato dal gestore di una libreria per truffare i propri clienti. Sembra che Mr William Buggage non si affanni molto per tirare avanti la sua libreria, non se ne cura nemmeno se qualcuno gli sgraffigna qualche volume, ma guadagna lo stesso delle cifre consistenti semplicemente chiedendo i soldi a una categoria particolare di lettori. Fino a che arriva chi scopre l’inghippo…
Il secondo, Lo scrittore automatico, è una sottile presa in giro di alcuni scrittori e del mondo dell’editoria in genere. Del resto che ci vuole a scrivere? Lo potrebbe fare anche una macchina, no?
Due racconti godibilissimi, concreti anche nella fantasia e redatti con una prosa squisita, che non mancano neppure del colpo di scena finale che in un racconto è un ingrediente sostanziale. Lo stile di Dahl è fresco e intelligente, scorrevole e al grado più alto della leggibilità, e gli scritti lasciano pienamente soddisfatti. Come è successo anche a Frederick Forsyth e a Ian Fleming, si vede che un’esperienza diretta nel mondo dello spionaggio è un’ottima scuola per diventare degli scrittori eccellenti.
Certo, resta il fatto che 6 o 7 euro per un librettino di sessanta pagine possono sembrare un po’ troppi, ma perlomeno in questo caso la qualità dei contenuti c’è.
Il Lettore 

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