Rifacendomi alla recensione che avevo pubblicato qui, e sempre con
l’aiuto prezioso del mio editor, alla
fine sono riuscito a trovare e leggere in cartaceo il romanzo con questo titolo
che cercavo perché mi aveva incuriosito scoprendo che trattava di vangeli ritrovati e misteriosamente
scomparsi, di geometria dei frattali,
della serie di Fibonacci e del bosone di Higgs, senza contare la
presenza di vere e proprie personificazioni del male che intendono governare il
mondo.
Avevo detto che ne ero
incuriosito anche se mi sembrava fosse una vicenda scritta sull’onda esoterica
dei romanzi di Glenn Cooper la cui
prima opera mi era piaciuta (ma le successive non tanto), e gli argomenti
tirati in ballo in questo Il numero di
Dio di Vincenzo di Pietro sono
innegabilmente densi di fascino, quindi alla fine me ne sono procurato una
copia e l’ho addentata con interesse.
Interesse che purtroppo è man mano scemato e, anche
se sono arrivato comunque fino in fondo, non ne sono rimasto così soddisfatto
come avrebbero preteso le aspettative che mi ero creato. Intendiamoci, il libro
comunque si lascia leggere e penso possa anche piacere a palati meno esigenti
del mio, ma la promessa della trattazione di argomenti estremamente
interessanti non coincide poi con lo svolgimento che ne è stato creato.
Fin da subito mi ha creato
una certa stonatura lo stile scarno,
con una prosa costituita per lo più da proposizioni semplici del tipo soggetto/predicato/oggetto,
con poche subordinate e separate ognuna da un “a capo”, che danno un ritmo di
“staccato” e conferiscono un senso generale di freddezza. Io sono un
sostenitore degli “a capo”, ma non esageriamo, non uno dopo ogni frase. A
questo proposito ho infatti sospettato la mancanza di una revisione editoriale fatta
come si deve che avrebbe permesso un amalgama del contenuto formale, e questo è
stato in seguito confermato dalla scoperta qua e là di alcune virgole inserite tra
soggetto e predicato che un editor
avrebbe di sicuro eliminato.
Nonostante i dialoghi siano
buoni, la scrittura in generale risulta un po’ legnosa e fredda, e
l’inserimento qua e là di scene horrorifiche a giustificare l’intervento demoniaco non
migliora la situazione. Per non parlare dei morti resuscitati.
Inoltre, l’indugiare per
decine e decine di pagine, quasi duecento, sui prodromi della vicenda, se da una parte serve a spiegare i fatti
antecedenti su cui essa si basa, dall’altra crea un senso di disagio per il
vedere rimandate di continuo le soluzioni: arrivato in fondo a pag. 188 ho
incontrato una frase il cui contenuto rispecchiava lo spazientimento che in me
si andava formando: “Contrariamente a
ogni buona regola, i loro ospiti la stavano tirando lunga, anteponendo
macchinose e incomprensibili premesse alla divulgazione di quella scoperta che
l’invito aveva sembrato preludere. Invece non avevano fatto altro che
prolungare l’ansia dei presenti fino al termine della conferenza”.
E poi le aspettative create si
mostrano superiori al risultato, in quanto le ragioni per cui vengono tirati in
ballo i frattali e il bosone di Higgs sono alquanto inconsistenti, l’uso della
serie di Fibonacci per risolvere un problema è tirato per i capelli e la poca
plausibilità raggiunge l’apice quando uno dei protagonisti ricorda tanto bene
“quella” lettera di Paolo VI ― che gli permetterà di chiarire un’altra
situazione ― tra le centinaia di migliaia di testi, lettere ed encicliche
scritti nel corso dei secoli dai pontefici. Tanto bene quella. Come si suol
dire: proprio per intervento divino.
Mi perdonerà l’Autore, che tra l’altro mi ha onorato
di un suo intervento diretto su questo blog, ma io sono abituato a dire ciò che
penso e la mia opinione è comunque influenzata da un possibile ipercriticismo dovuto al fatto che leggo
tra i cento e i duecento libri l’anno. Gli auguro comunque il successo che
spera per il suo libro: non ha soddisfatto me, ma ha delle potenzialità che
potrebbero andare bene a molti altri lettori meno difficili.
Il Lettore
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