Non so nemmeno io come mai
sono riuscito ad arrivare in fondo a questo romanzo di Roberto Baravalle, dal momento che sono stato sul punto di
abbandonarlo parecchie volte, ma pur soffrendo ogni volta mi sono detto ma no,
via, voglio vedere come va a finire, ancora un paio di pagine… ancora altre
due…
Il fatto è che ero rimasto
incuriosito dal plot intrigante: un
commerciantucolo di mezza tacca si imbatte quasi per caso in due tele originali
di Jackson Pollock che il pittore
aveva dipinto in preda ad un raptus
nel corso di una sua permanenza sulla riviera ligure, e delle quali l’ignaro
proprietario ignora del tutto il valore reale (notare che più che
un’allitterazione è un vero e proprio anagramma…). Il faccendone riesce quindi
ad acquistare i due quadri per una cretinata, e da qui parte il suo tentativo
di riuscire a guadagnarci sopra i miliardi
(in lire) che esse valgono a tutti gli effetti.
Ma il mercato internazionale
dell’arte figurativa è simile a una jungla
popolata per lo più da predatori al cui confronto un coccodrillo è un
animaletto da compagnia, e il povero e sfigato mercante si trova di fronte
squali navigati e spietati sicari, per non parlare della mafia e delle forze
dell’ordine.
In effetti le premesse per
far nascere un thriller, come è stato
pubblicizzato quando è uscito qualche anno fa, c’erano tutte e ne poteva anche derivare
un bel romanzo, ma così non è stato.
Il fatto è che Roberto Baravalle si perde in una
miriade di rivoli accessori alla narrazione principale che annoiano e
distraggono, oltre che in una serie di piccole sviste tecniche delle quali ti
accorgi a poco a poco e che tutte insieme contribuiscono a farti perdere
l’interesse.
I personaggi: in un primo
momento il romanzo sembra avere un protagonista al quale il lettore non riesce ad affezionarsi, poi diventa
chiaro che i protagonisti sono più di uno, anzi, parecchi, anzi, decisamente troppi. Fino ad oltre metà libro
continuano ad entrare in scena nuovi personaggi l’ultimo dei quali compare a
pag. 175 delle 200 complessive. Alcuni di questi personaggi vengono
approfonditi e altri no, senza che di questo sia fornita una ragione utile ai
fini della trama, ma della maggior parte l’autore si sente obbligato a fornire
una piccola scheda biografica il più delle volte superflua. E quando i
personaggi sono troppi e si salta in continuazione dall’uno all’altro dopo un
po’ non se ne può più.
Oltre tutto i personaggi di
fantasia sono mescolati a fatti e
persone reali della recente storia italiana, per definire un inserimento
temporale, e il tutto allo scopo di dare un panorama del mondo del mercato
d’arte internazionale nel corso degli anni ’90. In questo l’autore c’è riuscito
anche, ma sarebbe bastato che si fosse limitato a descrivere un’arena piena di
galli da combattimento pompati di steroidi, sarebbe risultato più incisivo.
Lo stile della narrazione è freddo e distaccato; sa tanto di: adesso copio pari pari la tecnica dei
thriller americani, con tanto di reiterati e poco giustificati omicidi, ma
quando cominci a incontrare, in un contesto moderno, termini arcaici come
“finanche”, e ti imbatti in diverse
virgole tra soggetto e predicato, allora ti rendi conto che il lavoro di editing è stato abbastanza scarso se non
nullo, e capisci che non ne vale proprio la pena.
Ma perché sono arrivato in
fondo? Ah già, perché volevo sapere che fine avrebbero fatto i due Pollock, ma
anche su questo fronte non c’è stata soddisfazione per la scarsità di tensione
narrativa e la mancanza di veri e propri colpi di scena. Peccato, un buon plot ― anche se non del tutto originale
― che avrebbe potuto essere sfruttato meglio.
Il Lettore insoddisfatto
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