giovedì 26 marzo 2015

Fattacci

“A tutti può toccare in sorte di dar credito a un assassino insospettabile, specie se ci somiglia. Solo il caso non ce lo fa incontrare.”
Questa citazione l’ho tratta dalla prefazione a questo Fattacci scritta dallo stesso Vincenzo Cerami. È un’affermazione profondamente vera, che spiega come nella maggior parte dei casi la tranquillità della nostra esistenza su questa terra dipenda in gran parte dalla fortuna. È la fortuna che ci fa incontrare un bravo medico invece di uno scalzacani, un bravo insegnante invece che uno scaldasedie, la fortuna che non ci mette “per caso” sul percorso di qualche delinquente dall’apparenza angelica.
Ritengo che ciò fosse dovuto al fatto che tutti gli esseri umani che incontriamo sono una mescolanza di bene e di male.”
Quest’altra invece è di Robert Louis Stevenson e si riferisce ai suoi Jekill e Hyde.
Ecco fatto, vi ho riportato i due concetti più importanti di questo libro. Fate pure conto di averlo letto e ringraziate (prego!): vi ho evitato una lettura che non merita. A meno che…




A meno che non facciate parte della schiera di persone ottuse che si lasciano affascinare dai rivoltamenti nel torbido; quelle che si fermano a guardare il morto quando si imbattono in un incidente stradale, quelle che spulciano le migliaia di articoli che i quotidiani pubblicano su ogni fatto di sangue per giorni e giorni dopo che è successo; quelle che vanno a visitare le macerie dopo un terremoto neanche fossero in gita turistica; quelle che si emozionano quando nelle locandine compaiono titoli come “squartato…”, “massacrato…” e  corrono subito a comprare il giornale.
Quando al direttore di un quotidiano locale (e vecchio amico) ho fatto notare che mi ero un po’ rotto i coglioni di leggere ogni mattina nelle locandine, per mesi e mesi e mesi, aggiornamenti inutili conditi di parolone ad effetto su un delitto famoso avvenuto in città, lui mi ha risposto lapidario: “Ma così vendiamo…”. E come puoi controbattere. Ha del tutto ragione. Casomai ci sarebbe da prendersela con quelli che ho descritto nel paragrafo precedente.
E sì che Vincenzo Cerami era riuscito ad emozionarmi con il suo Un borghese piccolo piccolo e diversi anni fa avevo studiato i Consigli a un giovane scrittore come fosse un vero e proprio libro di testo,  ma con questa pubblicazione ha toppato alla grande, tanto da far pensare che la riedizione in formato libro degli articoli da lui scritti per un giornale non sia stata altro che una semplice operazione commerciale per tirare su un po’ di quattrini sfruttando la morbosità malata della gente dappoco.
In pratica Cerami esplora nei più minimi particolari quattro delitti avvenuti qualche anno fa che hanno avuto rilevanza nazionale, e ne illustra fatti e motivazioni da prima del momento dell’accaduto fino a molto dopo. Con l’intenzione dichiarata (nella prefazione) di mostrare a tutti quanto l’essere umano può trasformarsi in una bestia.
Ho piantato il libro a metà della descrizione del secondo delitto, veramente stufo di tutti questi approfondimenti in fatti di sangue che bisognerebbe solo prendere a esempio e quindi dimenticare il prima possibile, non continuare a rimestarci dentro. Alla ricerca di che? Qualsiasi persona dotata di un minimo di intelligenza si rende conto di quanto l’uomo può essere malvagio.
Oltretutto lo stile, costituito da continui flashbacks e forwards (cioè salti avanti e indietro nel tempo) e da reiterate ripetizioni degli stessi concetti (sì, ho capito, gli ha tagliato l’uccello quando ancora era vivo e glielo ha infilato in bocca, gli ha tagliato le dita e gliele ha messe nel culo, basta, non c’è bisogno di ripeterlo quattro volte…) dopo poco mi ha veramente infastidito, per non dire nauseato. Da Cerami non me lo sarei proprio aspettato.
Sarò di stomaco debole? No, è che c’è un limite a tutto: queste cose lasciamole a chi deve giudicarle, poveracci anche loro; cerchiamo di non sguazzare nella merda, eleviamoci, e preghiamo che il caso non ci ponga mai su una di queste strade.
Il Lettore (sempre più insoddisfatto) 

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