“A
tutti può toccare in sorte di dar credito a un assassino insospettabile, specie
se ci somiglia. Solo il caso non ce lo fa incontrare.”
Questa citazione l’ho tratta
dalla prefazione a questo Fattacci
scritta dallo stesso Vincenzo Cerami.
È un’affermazione profondamente vera, che spiega come nella maggior parte dei
casi la tranquillità della nostra esistenza su questa terra dipenda in gran
parte dalla fortuna. È la fortuna che ci fa incontrare un bravo medico invece
di uno scalzacani, un bravo insegnante invece che uno scaldasedie, la fortuna
che non ci mette “per caso” sul percorso di qualche delinquente dall’apparenza angelica.
“Ritengo che ciò fosse dovuto al fatto che tutti gli esseri umani che
incontriamo sono una mescolanza di bene e di male.”
Quest’altra invece è di Robert Louis Stevenson e si riferisce
ai suoi Jekill e Hyde.
Ecco fatto, vi ho riportato i
due concetti più importanti di questo libro. Fate pure conto di averlo letto e
ringraziate (prego!): vi ho evitato una lettura che non merita. A meno che…
A meno che non facciate parte
della schiera di persone ottuse che
si lasciano affascinare dai rivoltamenti nel torbido; quelle che si fermano a guardare
il morto quando si imbattono in un incidente stradale, quelle che spulciano le
migliaia di articoli che i quotidiani pubblicano su ogni fatto di sangue per
giorni e giorni dopo che è successo; quelle che vanno a visitare le macerie
dopo un terremoto neanche fossero in gita turistica; quelle che si emozionano
quando nelle locandine compaiono titoli come “squartato…”, “massacrato…” e corrono subito a comprare il giornale.
Quando al direttore di un
quotidiano locale (e vecchio amico) ho fatto notare che mi ero un po’ rotto i
coglioni di leggere ogni mattina nelle locandine, per mesi e mesi e mesi,
aggiornamenti inutili conditi di parolone ad effetto su un delitto famoso
avvenuto in città, lui mi ha risposto lapidario: “Ma così vendiamo…”. E come puoi controbattere. Ha del tutto
ragione. Casomai ci sarebbe da prendersela con quelli che ho descritto nel
paragrafo precedente.
E sì che Vincenzo Cerami era riuscito ad emozionarmi con il suo Un borghese piccolo piccolo e diversi
anni fa avevo studiato i Consigli a un
giovane scrittore come fosse un vero e proprio libro di testo, ma con questa pubblicazione ha toppato alla
grande, tanto da far pensare che la riedizione in formato libro degli articoli
da lui scritti per un giornale non sia stata altro che una semplice operazione
commerciale per tirare su un po’ di quattrini sfruttando la morbosità malata della gente dappoco.
In pratica Cerami esplora nei
più minimi particolari quattro delitti
avvenuti qualche anno fa che hanno avuto rilevanza nazionale, e ne illustra
fatti e motivazioni da prima del momento dell’accaduto fino a molto dopo. Con
l’intenzione dichiarata (nella prefazione) di mostrare a tutti quanto l’essere
umano può trasformarsi in una bestia.
Ho
piantato il libro a metà della
descrizione del secondo delitto, veramente stufo di tutti questi
approfondimenti in fatti di sangue che bisognerebbe solo prendere a esempio e
quindi dimenticare il prima possibile, non continuare a rimestarci dentro. Alla
ricerca di che? Qualsiasi persona dotata di un minimo di intelligenza si rende
conto di quanto l’uomo può essere malvagio.
Oltretutto lo stile, costituito
da continui flashbacks e forwards (cioè salti avanti e indietro
nel tempo) e da reiterate ripetizioni
degli stessi concetti (sì, ho capito, gli
ha tagliato l’uccello quando ancora era vivo e glielo ha infilato in bocca, gli
ha tagliato le dita e gliele ha messe nel culo, basta, non c’è bisogno di
ripeterlo quattro volte…) dopo poco mi ha veramente infastidito, per non
dire nauseato. Da Cerami non me lo sarei proprio aspettato.
Sarò di stomaco debole? No, è
che c’è un limite a tutto: queste
cose lasciamole a chi deve giudicarle, poveracci anche loro; cerchiamo di non
sguazzare nella merda, eleviamoci, e preghiamo che il caso non ci ponga mai su
una di queste strade.
Il Lettore (sempre più insoddisfatto)
Nessun commento:
Posta un commento