martedì 11 aprile 2017

L’enigma del cenacolo

E dagli con un altro saggio.
Stavolta mi ci è voluto un po’ a finirlo perché è tostissimo e per più sere ci sono crollato esanime con la faccia sopra. Però questo trattato del canadese Ross King, dal sottotitolo L’avventura di un genio del Rinascimento e dell’affresco che lo rese immortale, è stato davvero interessante e ricco di una miriade di informazioni: l’autore è andato a pescare una caterva di cose curiose, da grandi a piccole, sull’Ultima Cena di Leonardo da Vinci dipinta negli ultimi anni del 1400 all’interno del Convento domenicano di Santa Maria delle Grazie in quel di Milano, e ce ne ha resi partecipi con una tale dovizia di particolari che ci sarebbe voluto meno tempo a dipingere un altro affresco di 8.8 x 4.6 metri che a terminare questo libro.




Perché King in pratica è partito direttamente dalla creazione del mondo per raccontarci tutto, ma proprio tutto, ciò che si sa su questa opera d’arte e, per inciso, non aspettatevi di trovarci alcun enigma: non c’è nessun mistero, questo titolo fantasioso è la solita creazione degli editor di Rizzoli per creare più aspettativa e quindi più vendite, visto che il titolo originario è semplicemente Leonardo and the Last Supper, titolo che secondo loro non avrebbe invogliato molta gente a comprarne una copia.
Torniamo a noi. Ross King parte illustrando la situazione storico-geografica dell’Italia del tempo e quindi inizia a tratteggiare i protagonisti. Tratteggiare è un eufemismo. Riporta la biografia completa di Leonardo da Vinci e di Ludovico il Moro, più quella dei loro parenti, amici, nemici, semplici conoscenti e persone incontrate per caso l’altro giorno per strada insieme alle cose che avevano pensato nell’occasione. Non si può proprio dire che difetti in prolissità. Ci informa, in molte pagine, ma molte, di come Leonardo capitò a Milano e del perché il Moro gli commissionò l’affresco, dopo aver già preso una fregatura dallo stesso Leonardo per un’altra commissione (il proprio gigantesco monumento equestre ― e pure questo viene descritto nei minimi particolari) che non fu mai portata a termine. Il tutto inframmezzato dalle vicende storiche e politiche del momento e dalle guerricciole che nel frattempo si stavano svolgendo tra Milano, Firenze, Roma, Venezia e la Francia per il possesso di… Napoli. Va a capire…
 Per non essere tacciato poi di troppa concisione, Ross ci riporta una moltitudine di frasi dette, o scritte, o pensate, direttamente dai protagonisti di cui sta parlando, e veniamo così a sapere, tra l’altro, che Leonardo era un ameno giocherellone impiegato dal Moro soprattutto per allietargli le feste, e non aveva degli uomini in genere un’opinione così cattiva come quella di Niccolò Machiavelli che nel Principe dice dei suoi simili: “ingrati, volubili, simulatori e dissimulatori, fuggitori de’ pericoli, cupidi di guadagno (…), transito di cibo e aumentatori di sterco, il loro viaggio nell’esistenza altro non lasciando che latrine colme”. Accidempolina, sembra di sentir parlare dei nostri attuali politicanti!
Ma dopo un parlare infinito, sia pure molto interessante, a quasi metà libro si arriva finalmente all’affresco, all’oggetto del contendere, e qui l’autore si scatena, irrefrenabile, e parla di ogni cosa inerente questo dipinto, che, fra parentesi, non è un affresco vero e proprio ma è stato eseguito a secco con la tecnica della "tempera grassa": dalla costituzione nuda e cruda dell’intonaco ai colori alle tecniche di pittura, dai modelli reali (con i nomi e tutto) presi a spunto per ogni apostolo alla composizione globale e particolare delle figure nella rappresentazione, e insieme a tante altre cose tratta anche e a lungo della Sezione Aurea, perché molti critici d’arte insistono nel volerla ritrovare sparsa qua e là in ogni opera di Leonardo quando con ogni probabilità (e Ross ci tiene a specificarci anche il perché) quest’ultimo probabilmente ne aveva solo vagamente e da poco sentito parlare dal matematico e suo amico Luca Pacioli, e di questa proporzione in realtà non è che gliene importasse poi più  di tanto, né tantomeno del numero irrazionale 1.618, visto che non li nomina mai nei suoi numerosi taccuini.  
Non solo, come poteva Ross tralasciare le ipotesi sui significati nascosti dell’Ultima Cena rese famose da Dan Brown nel suo Codice Da Vinci? L’apostolo Giovanni che secondo queste teorie sarebbe in realtà Maria Maddalena, la forma del calice tra il suo corpo e quello del Cristo eccetera? Ross dedica numerose pagine a queste teorie sviscerandole in ogni loro aspetto e trovando anche lo spazio per fare un vero e proprio trattato sulla supposizione di “amicizia” omosessuale tra Gesù Cristo e l’apostolo Giovanni, per poi passare a come Leonardo ha reso tutti gli stati d’animo dei presenti nell’affresco con i movimenti delle loro mani ― “I taccuini leonardeschi rivelano il fascino innegabile che esercitavano su di lui le dinamiche del modo in cui le persone parlano, ascoltano, chiedono o trasmettono emozioni con il volto, le mani e il corpo. (…) È chiaro che Leonardo considerava le mani di Cristo un elemento essenziale della sua composizione. Quelle mani erano così importanti che egli ingaggiò appositamente Alessandro Carissimi da Parma ― un uomo che possiamo presumere avesse mani eleganti ed espressive ― perché ne fornisse il modello.” ―, e alle simbologie rappresentate dagli oggetti (bicchieri, caraffe, piatti, coltelli; no, mi dispiace, ma il Santo Graal nel dipinto non c’è proprio, quello manca del tutto) inseriti nella composizione.
E per fortuna questo affresco è diventato fin da subito uno dei dipinti più famosi al mondo, e per questo motivo nel corso dei secoli ne sono state effettuate numerose riproduzioni da parte di parecchi artisti, altrimenti a causa del suo decadimento strutturale molti particolari sarebbero andati persi irrimediabilmente anche nella memoria storica. A tutt'oggi, anche dopo l'ultimo restauro, delle pennellate originali stese da Leonardo resta ben poco.
Un grande trattato, bello tosto e di non facile lettura ma pienamente appagante. Uno di quei libri che ti fanno venire la voglia di leggerli stando lì sotto il dipinto a controllare con i tuoi occhi e man mano che leggi di cosa l’autore sta parlando.
Il Lettore 

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