mercoledì 1 febbraio 2017

L’ispettore Dover

Della serie “alla ricerca disperata di qualcosa da leggere” ho scovato questo libro cui non avevo mai messo mano tra i più antichi esemplari della mia biblioteca: l’edizione italiana è del 1968  e la stesura risale a prima del 1964. Praticamente al paleolitico.
Questo romanzo sembra essere il secondo del ciclo di Joyce Porter sull’ispettore Dover, perché la stessa autrice ci avverte, in una nota a pié di pagina 11, che la prima avventura, L’ispettore Dover e il latte versato, “non è stato e non sarà pubblicato mai, assolutamente”, dando prova così di saper prendere delle decisioni ferree e inappellabili. Nella realtà è proprio questo romanzo il primo della serie, quello in cui L’ispettore Dover fa il suo esordio (orrorifico) sulla scena della letteratura gialla.


Wilfred Dover è un ispettore di Scotland Yard grasso, sporco, straccione, antipatico, maleducato, politicamente scorretto e facilmente corruttibile (soprattutto con cibarie), e la Porter gli contrappone nel ruolo di  aiutante il Sergente Charles Edward MacGregor, un giovane aitante e belloccio, appassionato al suo lavoro, educato, elegante e ferocemente ambizioso. I due si stanno sul cazzo a vicenda, ma sono costretti a lavorare insieme perché il capo di Dover ritiene che l’essere costretti a collaborare con l’ispettore costituisca un banco di prova assolutamente costruttivo per i giovani agenti che devono farsi le ossa.

In questa avventura i due si trovano a indagare sulla scomparsa di una diciottenne enormemente grassa, antipatica, parecchio zoccola e dai capelli rosso fiamma, sparita dalla circolazione mentre faceva da “badante” a un anziano nobiluomo in uno sperduto paesino della campagna inglese. Come ha fatto a sparire? Vista la stazza di oltre 100 chili come è possibile che si sia allontanata inosservata? L’avranno assassinata? E come hanno fatto a far sparire il (piuttosto ingombrante) cadavere? I due indagano in modo classico interrogando tutti quelli che potrebbero aver avuto rapporti con la ragazza scomparsa, e ne emerge un simpatico quadro dei britannici di paese fino a che la situazione precipita e il mistero viene alla luce, in una soluzione che oggi non sembra più particolarmente originale, ma c’è da considerare che è stato scritto più di cinquant’anni fa.
Romanzo comunque piacevole, con tutti i personaggi, anche quelli minori, caratterizzati splendidamente e dal ritmo veloce e leggero nonostante i numerosi e ripetitivi interrogatori. E anche delicatamente umoristico. Tant’è vero che L’ispettore Dover all’epoca ha riscosso un discreto successo e l’autrice ha pubblicato una decina di avventure successive a questa. Ma credo che attualmente si possano reperire solo nei mercatini dell’usato.
Intanto mi sono arrivati ben quattro romanzi da leggere e ieri ho cominciato quello di un tipetto che è considerato in assoluto un mostro sacro della letteratura mondiale. Se faccio in tempo a terminarlo ne farò lo Squizzalibro della prossima domenica.
Lasciatemi leggere.
Il Lettore 

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