Quando uno imbrocca un filone che gli porta un mucchio di
soldi è un po’ difficile che poi se ne distacchi, e infatti con questo suo
quarto romanzo Glenn Cooper conferma
di essere un buon amministratore di se stesso infarcendolo delle tematiche che
gli hanno fatto guadagnare quel che sta bene con i primi tre libri.
E così vediamo tirate in
ballo profezie catastrofiche da fine
del mondo, scoperte archeologiche
destabilizzanti, l’utilità e il compito
delle religioni, sette segrete che
intendono distruggere la chiesa cattolica, complotti
tesi a indirizzare a proprio vantaggio l’elezione di un nuovo Pontefice, codici segreti da decifrare e scopi nascosti dietro la realizzazione
di famose opere d’arte.
Il tutto spalmato su duemila
anni di storia, con l’intervento straordinario di personaggi (nel ruolo di se
stessi) realmente esistiti quali Nerone
con la sua cerchia di accoliti, San
Pietro in procinto di diventare martire, Christopher Marlowe e il suo Faust,
e anche William Shakespeare ottiene
una piccola particina sia pure da semplice comparsa di quelle che non dicono
nemmeno una battuta.
A differenza però dell’ultimo romanzo di Cooper
che ho recensito (L’ultimo giorno,
NdF) perlomeno in questo l’autore al termine tira le fila della narrazione e
non lo lascia del tutto sconclusionato, concedendo al lettore un poco di
soddisfazione e di chiarezza. Ma restano l’esagerazione e la voglia di far
colpo.
I fatti narrati saltano con
agilità dall’antica Roma al Medioevo, dal Rinascimento ai giorni odierni,
alternandosi ad ogni capitolo in una lettura leggera ma ben costruita e con una
prosa semplice e accattivante. Come ho già detto in altre occasioni, Cooper sa
scrivere, e anche stavolta ha confezionato un prodotto che consente una lettura
veloce e alla fine anche abbastanza soddisfacente. A parte le esagerazioni, la
scarsa plausibilità e i colpi di scena abbastanza scontati, ma con una dose
decente di thriller.
E poi ci sono i Lemuri, questa setta di uomini (?) con la coda ―anche questa una scontata allegoria
del male ― incapaci di provare sentimenti, intelligentissimi e organizzatissimi,
ma che alla fine si lasciano infinocchiare come babbani in un libro di Harry
Potter. Bah.
Il Lettore
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