sabato 10 dicembre 2016

Testimone inconsapevole

Ho scoperto che il primo romanzo di Gianrico Carofiglio è già entrato a far parte delle antologie scolastiche a meno di quindici anni dalla sua prima edizione. L’altro giorno ho sbirciato da dietro le spalle di mio figlio mentre stava studiando e ho notato che era impegnato nella lettura di un brano di questo libro; il giorno successivo, tornato da scuola, mi domanda se lo possedessimo, e alla mia risposta positiva mi chiede se avesse potuto prestarlo a una sua compagna di classe.
Orrore! Odio prestare i miei libri, e se c’è una cosa infinitamente peggiore del prestarli a un amico è il prestarli a una quindicenne sconosciuta. Prestito uguale scomparsa definitiva. Ma come fai a dirgli di no? Profondendomi in infinite raccomandazioni sulla speranza che tornasse indietro (probabilmente del tutto inutili) ho tirato giù il volumetto dallo scaffale, ma visto che ormai ce l’avevo in mano, e in una sorta di ultimo saluto prima di dirgli addio definitivamente, ho detto al pargolo che prima di darlo alla sua amica avrebbe dovuto aspettare almeno un giorno, e ho colto quell’ultima occasione per rileggermelo.




In questo suo primo romanzo Carofiglio ci fa fare conoscenza con il personaggio che lo ha portato al successo: un avvocato penalista già demotivato e farfallone che viene inaspettatamente piantato dalla moglie e cacciato da casa. Guido Guerrieri ne è distrutto, cade in depressione e comincia un difficile percorso per cercare di ricostruire la sua vita.
Ci riuscirà anche impegnandosi in tribunale a difendere un extracomunitario senegalese dall’accusa di aver assassinato un bambino, basando la sua strategia difensiva sulla differenza che esiste tra i concetti di “verità”  e “verosimiglianza”,
Carofiglio descrive tutte le fasi del dibattimento processuale nel corso di alcuni mesi intercalandole con gli accadimenti personali della vita di Guerrieri: dalla riscoperta dell’amore per il pugilato ai primi approcci con nuove figure femminili al risollevarsi dopo la caduta, e scrive il tutto con un garbo accattivante coadiuvato anche dalla narrazione in prima persona che consente una maggiore immedesimazione con il protagonista. Il romanzo è piacevole e, a differenza della maggior parte degli autori al loro esordio, il magistrato sa infondere interesse nel romanzo fin dal primo capitolo, sviluppandolo poi alternando serietà e dibattimenti processuali con tratti che alleggeriscono la narrazione. Poi, nei successivi romanzi con lo stesso protagonista, Carofiglio si perderà un poco cercando di allungare il brodo con qualche sciocchezza, ma in questo primo romanzo ancora non l’ha fatto.
Bene. Addio, Testimone inconsapevole, è stato piacevole leggerti e possederti per qualche anno. E poi, chissà mai che le raccomandazioni possano funzionare…
Il Lettore 

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