venerdì 14 ottobre 2016

Il Nobel a Bob Dylan

Va be’, dai, sto zitto.
È meglio.
Fammi stare zitto che è meglio.
Non che abbia nulla contro il signor Zimmerman, per carità, in vita sua ha anche scritto cose buone, tipo che il vento soffia e si porta via le risposte, che se non soffiasse si chiamerebbe bonaccia, ma io nei confronti della poesia continuo sempre a pensarla come la vignetta qui sotto.




O forse sarà che non l’ho mai ascoltato abbastanza, anche perché tra i righi parlando mi pare che abbia apportato la stessa innovazione musicale di un Fabrizio de Andrè: rari sprazzi di piacevolezza in un mare di scontati giri di do. Evidentemente la creatività è tutta nella poesia, che mi ci sforzo, e qualche volta la capisco anche, ma quanto ad apprezzarla preferisco i porcaputtana e i vaffanculo.
Ma giustamente questo è il Nobel per la Letteratura, e non della Musica, quindi fammi stare zitto che è meglio.
Del resto di poeti che hanno preso il Nobel ce ne sono stati diversi, anche in casa nostra: Carducci, Quasimodo, Montale, anche Fo, pace all’anima loro. Quanto a sindacare quanti di loro se lo meritassero è un altro discorso.
Ma visto che la poesia e la musica d’autore oggi come oggi non vendono un cazzo vediamo pure di incentivarle, che qualcuno, da qualche parte, ne sarà contento.
Va be’, forse è meglio che ritorno a stare zitto.
Ma il parlare poetico verrà meglio con la chitarra elettrica o con quella “analogica”? Perché se qualcuno ritiene che viene meglio con quella elettrica allora propongo Bruce Springsteen per il Nobel dell’anno prossimo.
Basta, chiudo, sto zitto.
Il Lettore 

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