venerdì 9 maggio 2014

Il pittore di battaglie

Nei momenti in cui la mia misantropia si fa più prepotente non mi dispiacerebbe ritirarmi in una vecchia torre di guardia della costa spagnola, a chilometri dal posto abitato più vicino, e perché no, accingermi a dipingere sul muro circolare della fortificazione un immenso affresco raffigurante una battaglia.

Peccato che io non sappia minimamente disegnare. E che mia moglie mi costringerebbe a optare per la costa greca.


Un libro triste, questo di Arturo Pérez-Reverte, che ricorda, nel tempo apparentemente infinito di esecuzione dell’affresco, la vacuità ineluttabile de Il deserto dei tartari. Ma se nel romanzo di Dino Buzzati il nemico non arriva mai, per Faulques, il protagonista de Il pittore di battaglie, la nemesi compare sotto forma di un vecchio soldato pronto a ricordargli quel passato che lui voleva dimenticare.
Questo romanzo è sicuramente uno dei migliori dello scrittore spagnolo, perlomeno tra quelli che ho letto (che sono parecchi). Lo stile è al consueto pacato e preciso, più profondo rispetto alla saga del Capitano Alatriste e meno scanzonato di quello usato in Il Club Dumas; non vi sono inseriti enigmi come in La carta sferica o biografie particolari come quella de La Regina del Sud. Pérez-Reverte attinge ai suoi ricordi di reporter di guerra e all’amore per l’arte, e costruisce una trama basata su numerosi flashback nei quali indugia a trattare di fotografia e di opere pittoriche di autori famosi.
Leggendo, gli appassionati non potranno fare a meno di pensare alle raffigurazioni scioccanti di Don McCullin, alle tragiche morti di Robert Capa e Gerda Taro, al Guernica di Picasso e, sotto sotto, saranno coinvolti in quel concetto di “cultura salvatrice dagli abissi di barbarie” che non è mai stato tanto vero come al giorno d’oggi. Nei dialoghi tra i due protagonisti l’autore sembra interrogarsi sul passato e sul futuro, sotto forma dell’accettazione o meno di un destino preconfezionato, ma la fine che ha scelto per il romanzo fa sembrare che sia stato sopraffatto dalla sua vena più pessimista.
Nonostante ciò, quella vecchia torre continua ad esercitare su di me un’attrazione maliziosa.
Che poi sia Spagna o Grecia, l’importante sarebbe il mare, la spiaggia e gli scogli, colline e boschi alle spalle, una montagna di libri e le mie motoseghe, e una considerevole dose di difficoltà per il suo raggiungimento che mi auguro scoraggerebbe una buona quantità di potenziali rompicoglioni.
Il Lettore 

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