Brava Sonia! Complimenti,
ci hai azzeccato in pieno.
Era da parecchio che volevo
leggere uno dei romanzi di Daria
Bignardi, forse perché come donna mi ha sempre intrigato e anche perché
quando ancora guardavo un po’ di televisione lei riusciva a condurre una tra le
trasmissioni meno insopportabili dei vari palinsesti.
Avevo sentito parlare bene
del suo romanzo d’esordio Non vi lascerò
orfani e quando Sergio, chiamiamo così con uno pseudonimo l’amico che me lo
ha prestato, consegnandomi Un karma
pesante mi ha comunicato di non avercela fatta a proseguire oltre pagina
30, devo dire che ci sono anche rimasto male.
Trenta
pagine è una quantità
indicativa: se un libro non ti prende in questo inizio di itinerario sarà molto
difficile che poi riesca a capovolgere l’effetto e a conquistarti. Naturalmente
esistono alcune rare eccezioni a questa regola, vedi Uomini che odiano le donne, che lì per lì stavo quasi per
abbandonare. Avrei commesso un tremendo errore. Ma l’affermazione di Sergio non
solo mi ha incuriosito, è stata anche di stimolo alla lettura per poter
scoprire i motivi dell’abbandono.
Be’, le ragioni le ho
trovate subito.
Con uno stile di scrittura
da bambino delle elementari per un bambino delle elementari, nel quale brilla
l’assenza delle subordinate in una successione pressoché ininterrotta di frasi
striminzite costituite da sintagmi verbali del tipo soggetto-predicato-oggetto,
tale che già dopo poche righe le palpebre cominciano a farsi pesanti, si
sviluppano i pensieri della protagonista caratterizzati dall’assoluta mancanza
del minimo spunto atto a suscitare un briciolo di interesse nel lettore. E qui
le palpebre raggiungono il fondo corsa.
Costringendomi a restare
sveglio, da pagina 22 ho cominciato a saltare leggendo solo una riga su tre.
Visto che più o meno il senso di un discorso banale e scontato poi si capisce
lo stesso, questo lascia presupporre come le restanti 2 righe su 3 siano del
tutto inutili.
Una noia, ma una noia... magari
di pesante ci fosse stato solo il karma!
Però d’un tratto mi imbatto
in una scoperta esaltante: andando avanti così, 1 su 3, mi accorgo di essere
arrivato a pagina 37!
Bene, la gara con Sergio
l’ho vinta, tra me e me gli do ragione e il libro posso pure piantarlo qui e concludere
con un sonnellino lo stato di torpore che mi ha provocato. E visto che comunque
la Bignardi, come donna se non come scrittrice, continua ancora ad intrigarmi, non
abbandono la speranza che gli altri suoi romanzi siano almeno un briciolo migliori
di questo.
Il Lettore
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