lunedì 16 settembre 2013

Un karma pesante

Brava Sonia! Complimenti, ci hai azzeccato in pieno.
Era da parecchio che volevo leggere uno dei romanzi di Daria Bignardi, forse perché come donna mi ha sempre intrigato e anche perché quando ancora guardavo un po’ di televisione lei riusciva a condurre una tra le trasmissioni meno insopportabili dei vari palinsesti.


Avevo sentito parlare bene del suo romanzo d’esordio Non vi lascerò orfani e quando Sergio, chiamiamo così con uno pseudonimo l’amico che me lo ha prestato, consegnandomi Un karma pesante mi ha comunicato di non avercela fatta a proseguire oltre pagina 30, devo dire che ci sono anche rimasto male.
Trenta pagine è una quantità indicativa: se un libro non ti prende in questo inizio di itinerario sarà molto difficile che poi riesca a capovolgere l’effetto e a conquistarti. Naturalmente esistono alcune rare eccezioni a questa regola, vedi Uomini che odiano le donne, che lì per lì stavo quasi per abbandonare. Avrei commesso un tremendo errore. Ma l’affermazione di Sergio non solo mi ha incuriosito, è stata anche di stimolo alla lettura per poter scoprire i motivi dell’abbandono.
Be’, le ragioni le ho trovate subito.
Con uno stile di scrittura da bambino delle elementari per un bambino delle elementari, nel quale brilla l’assenza delle subordinate in una successione pressoché ininterrotta di frasi striminzite costituite da sintagmi verbali del tipo soggetto-predicato-oggetto, tale che già dopo poche righe le palpebre cominciano a farsi pesanti, si sviluppano i pensieri della protagonista caratterizzati dall’assoluta mancanza del minimo spunto atto a suscitare un briciolo di interesse nel lettore. E qui le palpebre raggiungono il fondo corsa.
Costringendomi a restare sveglio, da pagina 22 ho cominciato a saltare leggendo solo una riga su tre. Visto che più o meno il senso di un discorso banale e scontato poi si capisce lo stesso, questo lascia presupporre come le restanti 2 righe su 3 siano del tutto inutili.
Una noia, ma una noia... magari di pesante ci fosse stato solo il karma!
Però d’un tratto mi imbatto in una scoperta esaltante: andando avanti così, 1 su 3, mi accorgo di essere arrivato a pagina 37!
Bene, la gara con Sergio l’ho vinta, tra me e me gli do ragione e il libro posso pure piantarlo qui e concludere con un sonnellino lo stato di torpore che mi ha provocato. E visto che comunque la Bignardi, come donna se non come scrittrice, continua ancora ad intrigarmi, non abbandono la speranza che gli altri suoi romanzi siano almeno un briciolo migliori di questo.
Il Lettore 

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