lunedì 30 settembre 2013

Lo scontro quotidiano

In Francia si leggono fumetti molto più che in Italia. In Francia i fumetti trovano posto nelle librerie di tutti insieme alla letteratura, fianco a fianco, non come qui da noi dove vengono relegati nell’angolo più nascosto della camera dei figli o in cantina o in soffitta. Non voglio dire con questo che i Francesi sono più civili di noi, quanto che trovo alquanto criticabile che qui da noi si metta in bella mostra l’ultimo libro di Bruno Vespa (Moccia, Carrisi, Colò, James, eccetera eccetera…) e si nasconda per stupido pudore una graphic novel (oddìo! Metti via, presto! Chissà cosa potrebbero pensare gli ospiti se vedessero che leggiamo fumetti!).
Una graphic novel non è altro che un romanzo disegnato con l’aiuto della tecnica del fumetto, e in genere si differenzia dal fumetto cosiddetto popolare per la maggior lunghezza, per il più denso spessore narrativo dei contenuti e per l’approfondita caratterizzazione psicologica dei personaggi. Uno scrittore che sappia anche disegnare potrebbe rappresentare un suo testo attraverso questa forma d’arte, risparmiandosi ad esempio l’onere di scrivere descrizioni di ambientazioni o azioni dinamiche semplicemente disegnandole.

Fosse facile…


Sotto forma di graphic novel sono state realizzate opere che non sfigurerebbero nelle migliori biblioteche o tra gli elenchi riportanti il meglio della letteratura, opere incredibilmente piacevoli da leggere, opere che ti dovrebbero far sentire orgoglioso di metterle in mostra.
Lo scontro quotidiano è una di queste opere.
E chi l’ha mai sentito nominare? Direte. Ecco, appunto.
Emmanuel (Manu) Larcenet, quarantaquattrenne autore francese già vincitore di diversi premi, con quest’opera in due volumi ha voluto rappresentare la quotidianità con tutti i suoi drammi e le sue futilità, utilizzando personaggi del tutto normali e inserendoli in storie che bene o male viviamo tutti, dalle più leggere alle più gioiose alle più drammatiche. Problemi di convivenza, di lavoro, di crisi personali e sociali, di scelte politiche, di amore, di rapporti, di nascite e di decessi. La vita, insomma.
E Larcenet riesce a dipanare la vita dei protagonisti alternandola tra gioie e drammi, tra leggerezza e profondità, con spunti di intensa riflessione in uno stile semplice che utilizza elementi narrativi apparentemente fragili per costruire mondi interiori complessi.


Larcenet scrive la storia di gente comune attraverso episodi di vita che possono essere più o meno significativi, a volte ironici, a volte commoventi e riflessivi, e dipinge un quadro di vita che potrà sembrare a chi banale a chi profondo, ma sempre reale, in una Francia in cui alcuni dei suoi abitanti sono sconvolti dai cambiamenti politici, e lo fa con un tratto più iconico che realistico, più vicino alle strisce comiche che ad una narrazione seria, più caricaturale che espressionistico; eppure da quel tratto semplice emergono i sentimenti con una forza che il lettore non si aspetterebbe: a Larcenet basta tratteggiare un occhio con una linea tremula, vuoto, senza alcunché a formare iride e pupilla, per trasmettere la tempesta di emozioni che riempie colui che sta dietro a quell’occhio, basta sfumarlo per far capire l’annullamento mentale di una crisi di panico.
La tavola è una gabbia di 3 vignette su 4 righe per pagina, che in totale possono scendere a 10 o salire a 15 quadri, ma non esplode mai in una splash page e resta sempre schematica a caratterizzare con rigore il passare del tempo e la ripetitività della routine quotidiana. Larcenet si limita ad alternare l’uso del colore, mai acceso, sempre sottotono, all’uso di tavole interamente in bianco e nero nelle quali la presenza isolata della didascalia scandisce i pensieri del protagonista, conferendo un tono riflessivo sottolineato dai disegni delle fotografie scattate dal protagonista principale.
In definitiva i due libri mettono a nudo tutti i problemi che nel mondo odierno si presentano ai giovani adulti: incertezze sentimentali e lavorative, angosce esistenziali, dilemmi morali, ansie più o meno motivate, paure più o meno fondate, mostrandole in modo tenero e comprensivo, con un occhio di riguardo all’inserimento di aspetti umoristici che attenuano l’impatto dei drammi che tutti ci troviamo di fronte nella vita.
Leggetelo, vedrete che cambierete idea sul modo in cui andrebbero considerati i fumetti.
Il Lettore

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