Dopo aver dato l’addio a Enrico
VIII e a Margaret George mi sono
buttato sul noir.
L’ultima carta è la morte è la seconda puntata di un’altra serie
realizzata da Arturo Perez-Reverte
dopo quella del Capitano Alatriste
(che non mi è piaciuta per niente) e diversi altri romanzi “liberi”.
Il modo di scrivere di Arturo
Perez-Reverte invece mi soddisfa, tanto che in passato ho letto diversi dei
suoi romanzi, dei quali su questo blog ho recensito solamente Il pittore di battaglie.
In questa saga in più puntate l’autore spagnolo si cimenta con uno
degli episodi più crudeli e sanguinosi della storia spagnola: quella guerra civile che nella seconda metà
degli anni ’30 funestò l’intera penisola iberica e portò alla dittatura di Francisco Franco.
Il protagonista Lorenzo
Falcò è un agente al servizio della destra fascista. Un protagonista dai
modi di fare stereotipati e un pochino sopra le righe: belloccio, veste sempre
bene, ha successo con le donne, quando fa a cazzotti prima le busca ma poi
vince e, ovviamente, essendo il protagonista della serie sai già dall’inizio
che alla fine non morirà.
Già il fatto che combatta per la destra franchista fa un po’
storcere il naso, ma considerando che in quella guerra si sono macchiati di
estreme nefandezze entrambi i fronti ci si può anche passare sopra.
Dicono che questa ripresa sia migliore
dell’episodio con cui la serie è esordita ma a me, proprio perché il
protagonista è sembrato un po’ come Timothy
Dalton nei panni di James Bond
(cioè con poco spessore nonostante ce la metta tutta), ha fatto l’effetto di
una medicina omeopatica: lascia il
tempo che trova.
Con tutto questo comunque il romanzo si lascia leggere,
l’ambientazione è particolareggiata e la vicenda degna di interesse.
Del resto l’autore ce la mette tutta per apparire neutrale: si
tiene in equilibrio tra le due fazioni in lotta cercando di non sbilanciarsi da
una parte o dall’altra, trovando ragioni plausibili anche per i comportamenti
più criticabili; fa sembrare simpatici anche i comprimari più crudeli; fornisce
giustificazioni che facciano comprendere la necessità dei delitti più efferati
e ha una parola di attenuazione della colpa per ognuno dei due schieramenti.
Fatto sta che anche
quella guerra di morti ne ha fatti decine di migliaia in un paese che ancora
oggi non si è ripreso del tutto da uno dei suoi periodi più neri, e
l’ambientarvi un noir non ha lo
stesso effetto che dipingere un Guernica.
Il Lettore