martedì 9 maggio 2017

Senza frontiere

 “Quanti front men di gruppi del progressive rock finiscono per formare un’associazione che affronta i grandi temi internazionali?”, si chiede a pagina 17 Daryl Easlea, l’autore di questo libro, unendo l’oggetto del testo a personaggi del calibro di Nelson Mandela, Desmond Tutu, Jimmy Carter e Kofi Annan.
E dal momento che il sottotitolo esaurientemente esplicativo recita Vita e musica di Peter Gabriel, non ci sono dubbi a capire di chi si sta parlando. I lettori più affezionati di questo blog già conoscono il mio amore per il progressive e per i Genesis in particolare, e capiranno bene il perché, appena venuto a conoscenza di questa nuova uscita, non ho potuto fare a meno di procurarmene una copia e leggerla bramoso, pur essendo già a conoscenza dei fatti salienti della narrazione.




Questo perché già posseggo quattro o cinque biografie dei Genesis e altre due o tre del solo Peter Gabriel e, per quanto si voglia rimescolare, i fatti delle loro vite quelli sono. Ma c’è modo e modo di raccontarli.
Daryl Easlea ripercorre tutta la vita di Peter Brian Gabriel in modo lineare e strettamente cronologico, dalla nascita ai tempi della Charterhouse – in cui tutti i Cartusiani erano sempre tragicamente indecisi se mettersi a piangere o masturbarsi –, dai primi approcci con quelli che saranno i suoi compagni d’avventura ai primi tentativi di diventare song writers, dalle iniziali difficoltà al successo sofferto e meritato. Il primo terzo del volume è dedicato interamente alla storia dei Genesis e della loro musica insuperabile fino al momento in cui P.G. deciderà di separarsi dal resto del gruppo e proseguire da solo per ragioni che sono ampiamente spiegate sia in questo libro che in molti altri.
Dopodiché, lasciati i Genesis, Gabriel continua in solitaria seguendo i suoi istinti e il suo modo di pensare, e  Daryl Easlea ci informa di tutti i dischi che ha pubblicato inserendo l’esegesi di ogni singolo brano oltre a una ristretta biografia di tutti i musicisti che vi hanno partecipato insieme ai loro rapporti con il nostro. Ci fa sapere delle sue esplorazioni, oltre che nel prog, nel rock, nel funky, nel punk e nella new wave per finire con l’amalgamarsi con la world music e il dedicarsi anima e corpo alle lotte per i diritti civili e umanitari.
Mentre leggevo non ho potuto fare a meno, man mano che veniva nominato un pezzo, di andare a riguardarne il video su Youtube (per questo sono in ritardo sulle pubblicazioni…) e gustarmi di nuovo, oltre alla musica e agli show spettacolari, tutti i numerosissimi cambiamenti intervenuti nella fisionomia di Gabriel in quasi cinquant’anni: da efebica silfide dai lunghi capelli scuri a nonnetto canuto e ben piazzato con barbetta, pancetta e pochi capelli tagliati alla marine, passando per le maschere più fantasiose e le incalcolabili trasformazioni. Ma nel mio immaginario resterà per sempre congelato nell’aspetto che mostrava la prima volta che l’ho visto dal vivo a Firenze, nel novembre 1993, nel tour di Secret World. E tutto sommato quella è stata una delle sue mise più “normali”.
Easlea ci racconta del successo planetario, delle esibizioni con le innovazioni tecnologiche dovute in gran parte al regista Robert Lepage: doppi palchi circolari e quadrati al cui interno gli artisti scompaiono inghiottiti da valigie che fanno accedere a botole, riprese con portable cam in diretta dal palcoscenico, vestiti costellati di luci, enormi bolle gonfiabili dal cui interno canta l’artista, smisurate calotte che vanno a nascondere l’intero palco, protagonisti che cantano mentre pedalano su biciclette o appesi a testa in giù a passerelle al di sopra del resto della band, gigantesche uova cosmiche che calano dal soffitto, fino al sottolineare la poliedricità e l’inventiva di un musicista eclettico, spinta fino al punto di abbandonare del tutto chitarre e batteria e affidarsi, anche nel memorabile concerto al David Letterman Show, all’accompagnamento di un’intera orchestra sinfonica.
Bel libro, straordinariamente particolareggiato e con le testimonianze dirette di una miriade di persone che indicano come l’autore abbia intervistato direttamente un mucchio di gente. Non è esente da difetti: la copertina è francamente brutta, con quella tripletta triangolare del nostro in differenti stadi di vita e carriera; vi sono tanti ma tanti refusi nella stampa che indicano la mancanza di un’adeguata cura editoriale e dal mero punto di vista del piacere di lettura risulterà anche leggermente noioso, proprio per la consistente mole di informazioni, a tutti coloro (miseri) che non sono Genesisiani convinti e non conoscono ancora tutti i fatti e personaggi di contorno alla vita dell’eroe.
Su Peter Gabriel potrei scrivere ancora per qualche giorno, ma adesso l’ascolto di Solsbury Hill ci sta proprio bene, fa allegria. Vi consiglio questa versione su Youtube, così avrete modo di erudirvi sulle varie fasi della vita del nostro e sui suoi aspetti nel corso dell’esistenza, e non solo, avrete una vaga idea di che cosa significava assistere dal vivo a un concerto di questo artista dall’impareggiabile senso dello spettacolo.
Il Lettore gabrielomane

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