martedì 7 marzo 2017

L’uomo che vedeva gli atomi

Sui miei scaffali (quelli situati in camera da letto, NdF), ho file intere di romanzi di fantascienza la maggior parte dei quali ho letto più di quaranta anni fa. Di alcuni non ricordo neanche di cosa parlino, di altri addirittura se li ho letti o meno. Delle volte però, quando non ho nulla da leggere, li esamino per l’ennesima volta cercando qualcosa che mi faccia venire voglia di riprendere il libro in mano e l’altra sera, disperato (non potevo proprio iniziarne un altro della George…), ho puntato l’occhio su questo L’uomo che vedeva gli atomi e mi sono detto ma sì, leggiamo della buona, vecchia fantascienza che non fa mai male.




Murray Leinster, pseudonimo di William Fitzgerald Jenkins, è uno di quegli scrittori che si possono considerare i padri della fantascienza moderna, avendone scritto fin dai primi degli anni ’30. Questo romanzo è stato pubblicato nel 1957, ma in realtà è tratto da una serie di racconti separati che Leinster aveva fatto uscire in rivista intorno al 1947 e che poi ha rimesso insieme fino a farne un volume. E questo si sente parecchio.
In pratica il romanzo è costituito da quattro racconti con gli stessi protagonisti principali. Bud Gregory è un meccanico di automobili il cui unico scopo nella vita è quello di stare nell’ozio più completo bevendo birra senza nemmeno sognarsi di lavorare, ma ha una strana prerogativa: è capace di costruire marchingegni incredibili capaci di eliminare del tutto qualsiasi tipo di attrito, di trasformare il calore direttamente in energia cinetica o di costringere gli atomi a fare qualsiasi cosa lui voglia. Non sa nemmeno lui come ci riesca, ma il fatto è che i suoi aggeggi funzionano, e dopo che David Murfree si accorge di questa sua caratteristica da idiot savant cerca reiteratamente di fare il possibile perché Gregory esca dalla sua indolenza e salvi l’intero pianeta Terra da minacce letali.
Gregory si trova così suo malgrado a dover costruire macchine per salvare gli Stati Uniti da minacce nucleari lanciate da altre nazioni o addirittura la stessa Terra da provocazioni di intelligenze aliene del tutto ostili.
A leggere questo romanzo oggi viene da sorridere: è infarcito di talmente tante ingenuità, di quelle che non sarebbero più ammissibili neanche in racconti di fantascienza “leggera”, che sembra essere stato scritto solo per bambini idioti, ma bisogna ricordare che gli argomenti più in voga all’epoca in cui è stato scritto erano la minaccia atomica e la Guerra Fredda, e che di come funzionasse l’atomo ancora non è che se ne sapesse un granché. Inoltre si era agli albori del genere fantascientifico e gli autori si divertivano a ipotizzare gli scenari più assurdi ai quali seguivano risoluzioni ancora più assurde.
Oggi non è più possibile scrivere di fantascienza in questo modo: per buttare giù un qualcosa di apprezzabile devi avere le stesse informazioni di base di uno scienziato, per poterle poi conformare ai tuoi scopi e crearci un qualcosa che come minimo non appaia infantile.
Il Lettore 

Nessun commento:

Posta un commento