venerdì 13 novembre 2015

Quello che non uccide – Millennium Vol. 4

Così come è già successo per la mitica trilogia in cinque volumi di Douglas Adams, anche in questo caso abbiamo una trilogia, peraltro già esaustiva del suo e con l’autore originario deceduto, alla quale si è voluto appioppare un quarto volume del quale non se ne sentiva proprio il bisogno.
E se nel caso della “trilogia” galattica perlomeno l’autore era lo stesso e si sarà pure divertito a scrivere i capitoli successivi ai primi, nel caso di Millennium 4 non si può fare a meno di pensare che gli scopi sono stati esclusivamente quelli di fare più quattrini possibile.




Stieg Larsson aveva creato un capolavoro e la sfiga ha voluto che non si sia potuto godere gli apprezzamenti (e il conquibus) che ne sono derivati, ma editori ed eredi non si sono rassegnati alla dipartita non tanto di Larsson stesso quanto di un mucchio di soldi, e hanno incaricato David Lagercrantz di dare seguito alle avventure di Mikael Blomkvist e Lisbeth Salander, seguendo peraltro le indicazioni dello stesso autore che sembra avesse ipotizzato per Millennium una sequela di dieci volumi dei quali ne ha portati a compimento solo tre. Della serie: se i personaggi sono azzeccati, perché non sfruttarli fino in fondo?
E il personaggio di Wasp, ovvero Lisbeth Salander, la donna che odia gli uomini che odiano le donne, è di sicuro uno dei personaggi letterari più azzeccati degli ultimi decenni.
La figura di Lisbeth appartiene all’epica pura, pur essendo più un antieroe che un eroe, perché dotata di valori incrollabili, di una volontà di ferro, di comportamenti coerenti e capacità personali nettamente sopra le righe. Una figura che nonostante i modi scostanti e le stranezze, ma di sicuro anche per queste, conquista subito il lettore, lo incuriosisce e lo porta a leggere velocemente i piani della vicenda in cui lei non compare per poter tornare a seguire le avventure che lei vive in prima persona. E il fatto che alla fine riesca a trionfare, come si spera facciano gli eroi, al lettore non può che fare piacere.
Il sottotitolo che è stato messo a questa Millennium 4 è stato preso pari pari dall’Ecce homo di Friedrich Nietzsche dove, a proposito dell’uomo che rinasce a nuova vita guarito dalla minaccia della morale tradizionale, il filosofo afferma: “Was ihm nicht umbringt, macht ihm stärker”, cioè: “ciò che non lo uccide, lo rende più forte", ovvero in latino: “qui non occidit, servat”, o in perugino schietto: “quil che ‘nnamazza, ‘ngrassa” (perdonate la ridondanza ma m’è venuto spontaneo). E il concetto sembra applicarsi a più di uno dei protagonisti, che lottando contro nemici e avversità riescono a fortificarsi e vincere le loro battaglie.
Dicevo che di questo romanzo non se ne sentiva il bisogno, perlomeno io, ma una volta terminato devo ammettere che mi ha fatto piacere leggerlo se non altro per sentir parlare ancora di Lisbeth. La prosa e la costruzione di David Lagercrantz sono agili e scattanti, e l’inserimento del bambino savant che risulta fondamentale nella risoluzione del caso è molto interessante. Alla fine si legge bene e incuriosisce, portando all’attenzione del lettore la problematica del grande fratello (leggi l’Nsa statunitense) che si approfitta della tecnologia per scopi anche ignobili.
Però… anche se è un buon romanzo, scritto bene e con protagonisti intriganti, penso che gli manchi il fascino dei tre libri originari di Larsson.
È possibile che sia solo una mia impressione, ma ancora una volta non sento proprio il bisogno di un Millennium 5.
Il Lettore 

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