Già che la gente non leggeva molto in
periodi normali, in questo momento di crisi si legge ancora di meno e tantomeno
si comprano libri, e molte piccole case editrici, anche conosciute, stanno
rischiando veramente di andare a gambe per aria.
Una di queste è la Liaison, storica casa editrice posizionata alle falde del Monte
Bianco che nel corso della propria carriera ha pubblicato soprattutto libri
sulla montagna, ma sempre contraddistinti da una qualità sia letteraria che
formale sopra la media. Uno degli scrittori della Liaison è il letterato/giornalista
Enrico Martinet, l’autore di questo Odessa.
Lo stile che Martinet non
può utilizzare nei suoi articoli lo riversa tutto nei suoi romanzi, dando sfogo
ad una ricerca letteraria in cui il formalismo soppianta la narrativa.
Odessa è una storia non facile, destinata ad un
lettore che ama lo stile lento e riflessivo, sia pure steso con un ritmo rapido
composto di frasi brevi e sincopate nelle quali hanno ampio spazio le descrizioni delle luci e dei colori di una
città che appare misteriosa come i suoi frequentatori. Lo stesso sottotitolo è
sibillino: “La città senza”.
È una storia enigmatica,
dalla ricerca stilistica esasperata in cui
le interrelazioni tra i protagonisti sono ambigue, fumose e non risolte.
Sicuramente Martinet si è divertito molto a scriverla, attingendo a profonde
conoscenze lessicali e psicologiche, ma questo suo divertimento va a scapito
della soddisfazione del lettore pratico, colui che ama le situazioni chiare.
Nel romanzo restano molte cose non esplicate, situazioni e comportamenti non
chiariti, quasi che all’autore fosse interessato di più il “come” scrivere un
romanzo che il “cosa” scrivere. O per lo meno che quel “cosa” avesse alla fine
un senso per il lettore. Mentre finivo di leggerlo l’ho considerato una sorta
di esperimento, di gioco che l’autore ha compiuto con se stesso. E ci sta anche
questo.
Non è un libro che si legge
facilmente, con divertimento: è un romanzo da meditazione, leggendo il quale vanno
assaporate le singole frasi più che le storie, le immagini più della coerenza.
Il Lettore
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