martedì 17 luglio 2018

L’avvocato canaglia


Ne ero sicuro. John Grisham non poteva essersi rincoglionito fino al punto di dimenticare lo stile che lo aveva portato al successo, tanto è vero che in questo romanzo del 2015 torna alle aule di tribunale e ai combattimenti, verbali e fisici, tra avvocati e contendenti, e finalmente, dopo i suoi ultimi che mi avevano deluso, ha pubblicato un romanzo meritevole come quelli di una volta: teso, con un protagonista azzeccato, con parecchia azione, in cui alla fine trionfa la giustizia.
Perlomeno quella personale del personaggio principale, un po’ alla Jack Reacher.



Sebastian Rudd è un avvocato molto particolare: è specializzato in cause senza speranza nelle quali l’accusato è condannato in partenza. Vive in un furgone super-attrezzato e pieno di armi con l’unica compagnia fissa di Partner, una fedelissima guardia del corpo che lo difende dagli attacchi dei suoi numerosi nemici; è appassionato di cage fighting, una sorta di pugilato sanguinoso in cui i combattenti sono rinchiusi dentro una gabbia; ha un’ex-moglie rivelatasi omosessuale e un figlio, Starcher, che la donna cerca in tutti i modi di non far vedere al padre adducendo come pretesti la sua vita pericolosa e la cattiva influenza che potrebbe esercitare sul ragazzo.
Perché il nemico principale di Rudd è la polizia stessa con i suoi metodi violenti e incivili permessi da leggi compiacenti e politici e giornalisti ammanicati, tutti pronti a fare di tutto, dal rapimento di bambini alla corruzione di giurati all’inquinamento di prove, affinché in un processo siano condannate persone sgradite alle alte sfere. Tanto che anche un avvocato “canaglia” alle volte è costretto ad utilizzare dei metodi non del tutto legali per poter avere voce in merito.
Per questo Rudd e la sua body-guard sono oggetto di continui attentati, molti dei quali provengono anche da parte di coloro che dovrebbero stare dalla parte dei “buoni”, ma alla fine, anche se un po’ ammaccati, riescono sempre a spuntarla e a far emergere la verità.
Buon romanzo, dal ritmo veloce e pieno di azione intercalata dai particolari giuridici tipici dei dibattimenti in tribunale. Con personaggi di contorno magari non originalissimi, dall’onnipresente mafioso al delinquente inafferrabile al pugile proveniente dal ghetto, ma ben inseriti e spiegati.
Il protagonista entra da subito nella simpatia del lettore, e le cinque o sei vicende in cui è impegnato, la cui successione si alterna l’una all’altra, sono ben inquadrate e ben raccontate, invogliando il lettore a proseguire di continuo.
Il messaggio morale di fondo c’è anche in questo libro (viva la gente comune, abbasso i profittatori), ma è stemperato dalla leggerezza dell’azione.
Una lettura incalzante e piacevole, ben diversa dalle ultime recensioni su Grisham che ho fatto su queste pagine. Auguriamoci che il ritorno alle origini prosegua.
Il Lettore 



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