domenica 22 aprile 2018

Giallo d’Ischia



Buongiorno e buona domenica a tutti voi che state leggendo. È un pezzetto che non ci sentiamo, ma sono dieci giorni che sono impegnato con lavori dentro casa e quando hai gli idraulici in giro devi stare ai loro comodi. Arriva la sera che sono sfinito e riesco a leggere al massimo due pagine prima di crollare esanime. Per questo motivo i libri da recensire sono calati considerevolmente e per almeno un paio di settimane prevedo che continuerà così.
Allora oggi, al posto del consueto Squizzalibro domenicale, recensisco un libro che mi è arrivato fresco fresco proprio ieri per posta, con tanto di dedica personalizzata. Tranquilli, mi è arrivato in forma cartacea appena ieri, ma posso già farne la recensione perché io lo ho già letto qualche mese fa, in formato digitale, quando l’autore me lo ha inviato per posta elettronica chiedendomi cosa ne pensassi.
Ora che è stato pubblicato lo voglio rileggere per la seconda volta, se non altro per accertarmi del come Massimo Bertarelli vi ha operato le piccole modifiche su cui allora gli avevo consigliato di mettere mano.


Solo piccole, perché non c’era bisogno d’altro, in quanto il giallo era già ben costruito fin dall’inizio. E non avrebbe potuto essere altrimenti, dal momento stesso che mi ci ha chiesto un parere sopra. L’autore sapeva benissimo che se ci fosse stato qualcosa da criticare non glielo avrei mandato a dire, per cui ha avuto l’accortezza di spedirmi una versione già pronta per la stampa, riveduta, corretta e riguardata più volte, nella quale, ovviamente, ho trovato qualcosa da dire solamente per piccoli aggiustamenti di tiro poco influenti nel disegno complessivo. Bene così.
Giallo d’Ischia è un romanzo gradevole, nel quale i personaggi rimangono simpatici (anche alcuni “cattivi”), non sono supereroi e restano sempre con i piedi per terra. Massimo Bertarelli per fortuna non si è lasciato influenzare dall’onda anomala del “bisogna stupire il lettore ad ogni costo” e ha dato vita a personaggi comuni, con modi di fare comuni, con abitudini, vizi e virtù propri della vita di tutti i giorni. E li ha fatti muovere nello stupendo ambiente ischitano sulle note di una vicenda intrigante.
Lui, nordico di Monza. Della Brianza velenosa, come diceva il buon vecchio Lucio. Alla prima occasione (e capiterà, non dubitate) mi dovrò far spiegare da dove è nata l’idea di questo romanzo ambientato così lontano dai luoghi dove abita l’autore. Da un ciclo di terme? Da una vacanza isolana? Da un viaggio alla scoperta del nostro Sud? La cosa mi incuriosisce non poco e capiterà l’occasione di togliersi i dubbi.
Lasciati i panni di Ugo, il colto clochard protagonista di un altro suo romanzo, Massimo Bertarelli si cala all’interno dell’indagine per un omicidio nella quale hanno sostanziale rilevanza antichi reperti storici trovati sull’isola e i loschi traffici della camorra locale. A capo dell’indagine c’è il Commissario Domenico “Mimmo” Criscuolo (stazza sui cento chili, amante della buona tavola e della semplicità), e il morto (forse incidentato, ma forse anche ammazzato) è un semplice (forse) pescatore di nome Catello Iodice. Criscuolo è circondato da una schiera di umanissimi e credibili gregari, tra due dei quali l’autore fa sbocciare anche l’amore, che si muovono in modo del tutto consono a un’indagine di pubblica sicurezza. Nel cercare di scoprire la verità sulla morte dello Iodice emergono man mano altri fatti e personaggi sui quali il lettore è portato a riflettere e a chiedersi come siano coinvolti nella vicenda. Come dicevo prima: non stupire, ma interessare.
Un romanzo leggero e piacevole, senza la pretesa da concorso letterario di voler fornire importanti e profondi significati a carattere sociale/umanitario/politico più o meno nascosti, ma il cui pregio più rilevante è proprio ciò che è: un romanzo giallo gradevole da leggere, interessante e scritto bene.
Conoscendo alcune delle letture personali dell’autore, ricordo che mentre lo leggevo mi è venuta in mente l’influenza che altri scrittori possono esercitare sulla persona che sta scrivendo: questo Giallo d’Ischia mi ha fatto pensare ad Andrea Camilleri per il modo di costruire la vicenda poliziesca e i personaggi di contorno, ma anche a Maurizio De Giovanni per i capitoletti autoriali nei quali il narratore onnisciente sottolinea alcuni aspetti misteriosi della vicenda. Del resto, il “voglio vedere se riesco a fare come lui perché mi è piaciuto” è importante per ogni persona che si accinge a scrivere.
Notizia dell’ultima ora: mi hanno informato da poco che un altro romanzo di Massimo Bertarelli ha incontrato la via della pubblicazione. Altro romanzo che ancora una volta io ho già letto, avendomene l’autore chiesto un parere preventivo anche in questo caso. Lo recensirò su queste pagine nel momento in cui sarà dato alle stampe, ma posso anticipare che, se l’autore per Giallo d’Ischia ha preso spunto per lo stile da Camilleri e De Giovanni, per quello ancora da pubblicare si è lasciato influenzare da Lee Child.
E visto che gli riesce bene: vai, continua così!
Il Lettore 


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