domenica 26 luglio 2015

Andromeda

Scartabellando nella libreria di un’amica mi sono imbattuto in questo fantastico romanzo di Michael Crichton che avevo già letto, e non una volta sola, parecchi anni fa. Chissà per quale motivo, forse pensavo di averlo prestato, ero convinto di non averlo più a casa e in quel momento mi è presa la voglia impellente di riguardarlo, così l’ho portato via e una volta rientrato in sede sono andato a controllare: la mia copia era lì al suo posto tra gli altri Crichton, evidentemente mi sono confuso con qualche altro volume. Eh, la vecchiaia…
Ma già che c’ero, perché non rileggerlo ancora una volta?


Quando rileggi un libro che hai già letto non meno di quattro o cinque volte non puoi fare a meno di scimmiottare il cinefilo che pronuncia ad alta voce le battute dei film che ama prima che siano dette dagli attori: è un doppio piacere, ti gusti i passaggi ancora prima di leggerli perché quasi ogni frase ti fa ricordare quella che seguirà.
In questo AndromedaThe Andromeda Strain, pubblicato nel 1969 ― abbiamo un Michael Crichton in forma strepitosa, all’apice della creatività e della capacità di comporre storie emozionanti basate su rigorose teorie scientifiche. Nel momento in cui stavano nascendo i moderni computer, in cui l’uomo stava per mettere piede sulla Luna e la paura dell’olocausto nucleare non aveva ancora abbandonato la mente delle persone, Crichton ipotizza il contatto con una forma di vita aliena del tutto letale per l’uomo e la trasforma in una storia colma di tensione e colpi di scena.
Questa è la storia dei cinque giorni in cui si svolse una delle più gravi crisi scientifiche americane”, dice l’autore stesso nella prefazione. Una crisi potenzialmente catastrofica che coinvolge molte branche della scienza e rischia di sfociare nell’uso di ordigni nucleari, e che l’autore orchestra in maniera magistrale dosando interrogativi e rivelazioni in modo da mantenere il lettore in uno stato di tensione continua, rispettando sempre, come in ogni buon romanzo di fantascienza, una plausibilità inscalfibile e trovando soluzioni finali perfettamente soddisfacenti.
La trama: al rientro sulla terra, un satellite artificiale precipita nei pressi del paesino di Piedmont, in Arizona: nel giro di poco tempo tutti gli abitanti del paese sono morti, così come moriranno gli sfortunati inviati a controllare la situazione. Viene allora attivato il Progetto Wildfire, un protocollo segretissimo ideato in previsione di situazioni simili, i cui scienziati si troveranno a investigare freneticamente sulle cause della strage fino a identificare il responsabile in un microrganismo contenuto in una meteora che ha colpito il satellite in orbita.
Detta così pare quasi banale, forse anche perché vi sembrerà di conoscere già la storia: da questo romanzo hanno tratto un film (realizzato benissimo) e una serie televisiva, e sulla sua scia sono usciti una miriade di emuli per lo più di qualità nettamente inferiore.
Un espediente che Crichton ha utilizzato per conferire realismo alla narrazione è stato quello di costellare il romanzo di grafici, diagrammi, stampate di computer, risultati di analisi di aminoacidi, rielaborazioni di foto al microscopio elettronico e facsimili di documenti top secret, quasi come se ci trovassimo di fronte a una vera e propria pubblicazione scientifica (mi ricorda la tiotimolina…). Ora, capisco anche come questo possa non essere gradito a molti lettori ma, forse a causa della mia formazione scientifica, a me questo sistema piace molto e me lo sono goduto.
Con Andromeda siamo su un livello nettamente superiore rispetto ai mediocri romanzi che l’autore ha scritto negli ultimi anni di vita (vedi), nei quali purtroppo ha voluto tendere all’esagerazione a scapito della credibilità, e se dovessi stilare un elenco di quelli che sono a mio parere i migliori romanzi di fantascienza realistica di sempre, questo entrerebbe sicuramente nei primi dieci, forse anche nei primi cinque.
Il Lettore


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